Questa (banca) è una rapina . Il debito italiano è in gran parte posseduto da banche, fondi d’investimento, assicurazioni nazionali ed estere… Sono gli stessi soggetti ‘salvati’ con denaro pubblico, dopo aver provocato la crisi con le loro speculazioni e il loro sostegno finanziario ai profitti privati. Socializzano le perdite e privatizzano i guadagni. Ora basta! […].
Oggi, come a New York ed in tutto il mondo, anche a Bergamo vogliamo portare alla luce le contraddizioni della crisi che ci troviamo a vivere sulla nostra pelle; vogliamo denunciare i sacrifici e le misure di austerity che ci vengono richiesti in vista di “crescita” e “sviluppo”. Con un gesto simbolico portiamo fuori dalle banche l’immondizia! Per troppo tempo si è fatto finta di non vedere cosa si muove all’interno del mondo della finanza, con le sue speculazioni e profitti.
Con questo gesto, indichiamo quelli che a nostro parere sono i veri responsabili della crisi economica: chi ha mascherato investimenti e prestiti rischiosi (che poi sono esplosi nella bolla della finanza americana) per poter tranquillamente lucrare e speculare da una parte; chi sapeva tutto ed ha fatto finta di non vedere nulla dall’altra.
D’altro canto, come lavoratori, studenti, precari non abbiamo avuto necessità di sentire la crisi incombere sulla nostra esistenza per comprendere quanto il mondo attorno a noi fosse marcio e profondamente diseguale. Lo sfruttamento di un sistema economico cui unico indirizzo è l’imperativo del profitto lo sentiamo e lo vediamo tutti i giorni. Abbiamo sopportato continue umiliazioni e violazioni dei nostri diritti:
il DIRITTO ALLO STUDIO, con l’aumento delle rette e dei prezzi dei trasporti a fronte di un peggioramento delle già fatiscenti scuole ed università pubbliche;
il DIRITTO ALLA CASA, visto il tragico numero di 1485 richieste di sfratto di cui l’80% per morosità spesso incolpevole (dati aggiornati al Giugno 2010) a cui siamo arrivati sul territorio bergamasco;
il DIRITTO AD UN LAVORO onesto e giustamente retribuito, a fronte del bisogno di flessibilità di cui le imprese e le grandi multinazionali necessitano per incrementare i loro profitti (nell’ultimi 30 anni lo stipendio dei dirigenti di livello più elevato è cresciuto del 220%; se i lavoratori avessero condiviso nella stessa misura i maggiori profitti, l’operaio medio oggi dovrebbe guadagnare circa 80.000 euro l’anno);
Non ultimo il DIRITTO ALLA SALUTE sempre meno garantito a causa dei continui tagli e all’aumento dei ticket a carico dei cittadini.
Come se non bastasse, sentiamo chi vorrebbe rappresentarci in parlamento parlare di austerity e di sacrifici per “rimettere in moto la crescita”; mentre già si discute di ricapitalizzare le banche per il G20 di Cannes che si terrà i primi giorni di Novembre. E guarda caso, chi parla di stringere la cinghia sono le stesse persone che ci hanno governato negli ultimi 20 anni, che non solo non hanno saputo prevenire la crisi economica, ma l’hanno addirittura provocata.
E allora noi chiediamo dalla piazza di Bergamo, come da quella di Roma, di New York e di tutte le città del mondo, che immediatamente si prendano in considerazione le assemblee spontanee che si stanno formando ovunque, e che insieme si discutano i metodi per combattere non soltanto la crisi, ma anche le disuguaglianze sociali e lo sfruttamento a cui tutti i giorni siamo soggetti.