A Bergamo? Monti non passa!

Da giorni si parlava della visita del capo del governo dei “professori”, l’uomo di Goldman Sachs che, con la benedizione della Banca Centrale Europea, doveva salvare il paese dalla crisi del debito. Monti è giunto oggi a Bergamo con l’intento di trasformare il giuramento della Guardia di Finanza in un’occasione di propaganda, come se la retorica della lotta all’evasione fiscale potesse farci dimenticare i tagli alla spesa pubblica, lo smantellamento del sistema di welfare, le privatizzazioni annunciate e l’erosione dei diritti del lavoro.

Monti, dall’alto della tribuna d’onore, ha preso la parola in una piazza Vittorio Veneto deserta e blindata, convinto che la zona rossa potesse tenere lontane l’indignazione e l’esasperazione di coloro che sperimentano ogni giorno sulla propria pelle gli effetti delle politiche di austerity. Ma lo spazio pubblico non è la televisione. Così, nello stesso tempo, un migliaio di persone hanno attraversato le strade della città, sino a raggiungere il limite della zona rossa. Le loro voci, che sono le nostri voci, hanno scandito parole di rabbia e dignità.

A settembre abbiamo restituito piazza Vittorio Veneto alla città, come luogo di partecipazione e iniziativa. Varie esperienze hanno preso forma da quello spazio pubblico, a partire dal percorso di lotta per la casa e resistenza agli sfratti, e altre vi hanno trovato un punto di incontro naturale. La piazza vive delle assemblee settimanali che spontaneamente l’attraversano. Così è accaduto all’inizio del mese, quando varie soggettività del territorio vi si sono date appuntamento per costruire la mobilitazione contro Monti.

Vittorio Veneto è un luogo simbolico; è il cuore finanziario di Bergamo Qua hanno sede alcuni dei più grandi gruppi bancari del paese, da Unicredit a UBI. La piazza di resistenza nata a settembre ne ha fatto perciò un luogo conteso. Così, questa settimana, la zona rossa si è trasformata per un giorno e una notte in un’acampada, per riaffermare la funzione imprescindibile dello spazio pubblico quale luogo di partecipazione e democrazia. Era stato detto: l’acampada sarebbe stato solo il primo round. E la manifestazione di oggi ne ha dato conferma.

L’assedio alla zona rossa ha sfidato le prescrizioni e la stretta costante della polizia. Cerano studenti e studentesse, il sindacalismo di base, i settori della sinistra “dissidente” e il centro sociale, le famiglie senza casa e le nuove generazioni migranti, i precari e le precarie, ma anche persone pensionate, operai e operaie. In piazza c’era uno spaccato di società, che reclama reddito e cittadinanza e che non è più disposto a sacrifici o attese. Un soggetto caotico e multiforme che rivuole il futuro, qui e ora. Noi siamo parte di esso.

Verso lo sciopero generale dal basso! Reddito, lavoro, salute, welfare, istruzione, casa e tutela del territorio: è ora di prendersi tutto!

Campagna “An Paga Mia”

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